Dunkirk

07.09.2017 09:38
Nel 1940, dopo l'invasione della Francia da parte della Germania nazista, migliaia di soldati alleati si sono ritirati sulle spiagge di Dunkerque e, circondati dall'esercito tedesco, attendono di essere evacuati.
 
 
"Dunkirk" non è un film facile da raccontare, così come le reazioni che suscita. Urlare a prscindere al capolavoro è sbagliato, così come farlo passare come uno dei tanti. Una cosa infatti è certa: come progetto cinematografico è grandioso. Nolan si è detto apertamente contro il nuovo cinema digitale di oggi (quello proposto da Netflix in particolare) ed infatti questa sua ultima pellicola vuole farsi baluardo, forse ultimo, del "vero" cinema. Ne deriva così un film visicamente spettacolare già dalla prima, quasi poetica, sequenza. Cielo, mare e spiaggia offrono inquadrature e colori mozzafiato. La durata è breve, ma intensa, ripetitiva ma a buone ragioni: dei ragazzi che vogliono tornare a casa la cui fuga è continuamente e drammaticamente infranta da momenti riassumibili in "abbandonare la nave". 3 luoghi per 3 archi temporali diversi che sono alla fine si congiungono per dare luce alla fine delle vicende. 3 gruppi di protagonisti, 3 gruppi di eroi: i civili, 2 ragazzi ed un uomo che con la propria barca salpano verso le spiagge di Dunkerque recuperando decine di soldato da mare; gli uomini dell'aeronautica ed in particolare il personaggio di Tom Hardy, protagonista dell'ultima, toccante, sequenza che chiude il film (l'atterraggio del suo aereo sulla spiaggia al tramonto mentre le evocative parole del discorso di Churcill accompagnano la musica in sottofondo) ed infine i giovani soldati recuperati che.. cosa hanno fatto per meritarsi questa gloria? E' ciò che si chiede il giovane inglese interpretato da Harry Styles (motivo per cui le sale sono piene di adolescenti probabilmente). Loro sono sopravvissuti, e questo non è poco. Così risponde lui un anziano signore che distruisce coperte ai superstiti appena tornati a casa. Non c'è sangue, non ci sono dosi gratuite di violenza eppure l'orrore della guerra, urlato dai boati delle splosioni che torturano i 400.000 di Dunkerque e vivio nelle espressioni dei bei volti dei protagonisti, nei loro occhi innocenti e disperati è ben presente ed arriva forte e chiaro. Nolan non sceglie i grandiosi effetti speciali o i dialochi strappa lacrime ma i fatti: mostra ciò che è stato senza troppe finzioni narrative e per questo il film funziona. Certo, forse non riesce a coinvolgere "il cuore" così come fa con la vista, ma probabilmente l'intento non era neppure questo. Nolan ci aveva abituato a film complessi che solo all'ultimo, forse, potevano essere capiti. "Dunkirk" non è così, non emoziona come ci si aspetterebbe da un film così atteso e con potenzialità tali. Ecco perchè magari non diventerà il film preferito di nessuno, ma allo stesso modo nessuno potrà dire che non sia un bellissimo film.

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