Cogli la bellezza collaterale.

05.01.2017 09:37

A seguito di una tragedia personale, un importante dirigente di New York vive oramai senza più l'entusiasmo di una volta passando le sue giornate solo ed in apatia e dando sfogo ai suoi sentimenti solo scrivendo delle lettere a tre entità: Amore, Tempo e Morte. A quel punto, alcuni suoi amici escogitano un piano drastico per evitare che perda interesse in ogni cosa. Spingendolo al limite, lo constringeranno a confrontarsi con i problemi che lo affliggono ed anche loro stessi ne usciranno cambiati.

Lo so, ho sbagliato. Prima di vedere questo film ho letto una recensione da una pagina che seguo con piacere e, manco a dirlo, lì "Collateral Beauty" veniva stroncato senza troppi complimenti. Sarà stato perciò forse a causa di questa modalità "zero aspettative" con la quale sono entrata in sala a permettermi invece di apprezzare quest'ultimo lavoro di David Frankel. E' vero: un padre che perde la propria figlia e cade in uno stato emotivo difficile e all'apparenza senza uscite non è nulla di che, ma è proprio da questo clichè (se così vogliamo definirlo) che si innesta invece la particolarità del film coinvolgendo nella narrazione non solo le vicende di Howard (Will Smith) ma anche quelle dei suoi cari amici (Edward Norton, Kate Winslet e Michael Peña), della moderatrice di un gruppo di sostegno con la quale Howard fa la conoscenza ed approfondendo anche il trio di attori ingaggiati per impersonare le tre entità a cui Howard scrive (Helen Mirren, Keira Knightley e Jacob Latimore). La sceneggiatura può essere accusata di banalità ed all'inizio anche di situazioni poco credibili (che poi in realtà vengono risolte nel finale) ma se vogliamo vederlo da un'altra prospettiva forse abbiamo bisogno che ogni tanto anche le banalità ci vengano rinfrescate nella nostra mente o tendiamo a dimenticharle. Amore, Tempo e Morte non sono forse tre delle più grandi banalità della vita? Eppure ne sono anche tre dei componenti fondamentali. Non stiamo parlando certo di una pellicola da Oscar o dalla chissà quale novità però il carico emozionale che viene dato non solo da alcuni colpi di scena (seguire per tutta la durata per credere) ma anche dalle piccole, grandi vicende personali di tutti i protagonisti principali. Note positive sono inoltre la regia, le musiche (con un orecchiabile pezzo dei "One Republic" a chiudere) ed il già citato cast che offre delle buone performance a partire dalla Mirren nei ruoli di un'istrionica attrice fino al vero protagonista Will Smith che, in alcune sue espressioni non proprio convincenti in realtà riflette un'instabilità emotiva ed un incertezza nei comportamenti che caratterizzano il suo personaggio dalla difficile situazione.
Forse perciò bisogna essere dei veri critici per cestinare completamente un film del genere. Ma io non sono un critico e a questo punto preferisco non esserlo se per farlo devo privarmi di certe esperienze non solo sentimentalmente coinvolgenti ma che possono anche insegnare qualcosa. Così anche "il pubblico medio che si lascia abbindolare da facili frasi fatte" avrà la sua voce.

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La bellezza del grande schermo. ferroni05@live.com